Violenza e razzismo: ecco come alcuni “animalisti” insultano Sciacca su Facebook

Commenti in ordine sparso tra le centinaia che abbiamo potuto leggere in queste ore: “La civiltà non abita in Sicilia”; “Maledetti, non verrò mai nel vostro paese di merda, andrete all’inferno”; “Boicottiamo Sciacca. Chi ha programmato un viaggio in Sicilia eviti questo paese”. È questo il tenore del tristissimo catalogo di ingiurie indirizzate alla città dove sono stati avvelenati i randagi di Muciare. Sulla gravità del fatto siamo tutti d’accordo, non vi indugeremo ulteriormente. Quella che sta venendo fuori, soprattutto sui social network, dagli insulti al sindaco in poi, è un’analisi che pretende di dare a questo territorio quasi un’identità antropologica, per mezzo però di luoghi comuni che sostituiscono qualsiasi parvenza di dibattito. E così si scopre che non solo i responsabili degli avvelenamenti dei cani, ma l’intera città di Sciacca deve essere punita. Sì, come se ogni saccense, la mattina appena sveglio, prima di andare a lavorare andasse ad avvelenare un po’ di cuccioli. Si dirà che si perde solo tempo a discutere con chi imposta una discussione sulla base di preconcetti che non stanno né in cielo né in terra. Francesca Valenti è preoccupata che questa vicenda stia danneggiando pesantemente l’immagine di Sciacca. È difficile, tuttavia, immaginare che il prestigio di una città che, non va dimenticato, possiede storia e dignità, possa essere inficiata da avvelenatori (ora ci vuole!) di cultura. Come dire che l’ignobile gesto di qualcuno non può di certo far finire nel tritacarne un’intera popolazione. Ma così è, e il “Forza Etna” su cui si negli anni si costruì una certa balorda idea suprematista “padana”, quella che fece anche la fortuna della Lega di Bossi (altri tempi, oggi Salvini viene applaudito perfino a Palermo) è uno slogan tornato prepotente a giganteggiare, nel segno di un’idea “animalista” da cui le stesse associazioni dovrebbero prendere le distanze. Perché non si può e non si deve commettere lo stesso errore, ossia quello di inciampare sui luoghi comuni. No, non tutti gli “animalisti” sono convinti che a Sciacca ci siano oltre quarantamila potenziali uccisori di cani. Anzi: chi spera che il sindaco e i suoi figli muoiano, come contrappasso della triste sorte toccata ai cani “assassinati”, non va certo annoverato tra gli “animalisti”, ma piuttosto in un’altra categoria: quella degli odiatori seriali, persone infelici tra gli infelici ai quali Facebook ha dato il permesso di esistere, con tanto di foto, di nome e cognome e di libertà di esprimere il proprio delirio ora fatto di razzismo, ora di sessismo. Generalizzare quello che è accaduto a Muciare, come stanno facendo molte persone sedicenti “perbene” che amano gli animali ma che, al tempo stesso, sperano che gli esseri umani di Sciacca crepino tutti di cancro, è un metodo di discussione nel quale nessuna persona di buonsenso può infilarsi. È la solita stupidaggine a cui ricorrono in tanti, ossia che tutti i migranti vengono in Europa per delinquere. O quelle di chi opina che i napoletani sono tutti scippatori, i siciliani tutti mafiosi, i milanesi tutti tangentari. “Terra omertosa verso gli esseri umani, figuriamoci verso quelli che considerano solo cani”, scrive una “gentile” utente di Facebook. Altri commenti: “Non frequenterò postacci del genere per le mie vacanze”. “Siete da cancellare dalla carta geografica”. “Sciacca devi bruciare da migliaia di fucilate, gente di merda, sindaco assassino”. “Sciacca sei una merda, sei corrotta e assassina, devi sprofondare con un terremoto mortale”. Per finire: “Maledetti siciliani, mi fate schifo, mai più in Sicilia, paese di ignoranti e bifolchi e pure assassini bastardi”. Ed è inquietante l’attacco di un sedicente “Animal Liberation Front”: “La strage dei cani di Sciacca sarà vendicata con ogni mezzo e modalità, e colpiremo senza pietà in tutto il territorio siciliano”. Questa vicenda, insomma, ha fatto riemergere tutta quella sottocultura del Belpaese che sembrava ormai essere stata archiviata. Il più triste dei messaggi però è quello che proviene da chi scrive: “Sono di Sciacca e mi vergogno di esserci nata”. Tranquilla: anche noi ci vergogniamo di averti avuta come concittadina.

Pioggia di messaggi di solidarietà bipartisan a Francesca Valenti

Giunge la solidarietà bipartisan a Francesca Valenti dopo gli incredibili insulti via Facebook contenenti il singolare augurio, a lei e ai suoi congiunti, a fare la stessa fine dei cani avvelenati.

Si dice sconcertata dall’aggressività del linguaggio usato verso il sindaco di Sciacca il parlamentare regionale Margherita La Rocca Ruvolo, che parla di “modalità inaccettabile e violenta, uguale se non peggiore di chi ha avvelenato i 30 cani colpevoli di avere avuto infedeli padroni”.

Condanna per le dure parola contro la Valenti giungono anche dai Gruppi consiliari di maggioranza, che nel definire “spietati assassini” i responsabili di questa vicenda dichiarano anche che non è sopportabile né che Sciacca venga dipinta come una città che non ama gli animali, né l’aggressione riservata agli amministratori ed ai loro familiari.

Per il parlamentare regionale del Pd Michele Catanzaro, che definisce gravissimi gli insulti al sindaco, si è perso il senso della misura, quando un’emergenza come quella del randagismo dovrebbe far emergere un profondo senso della comunità, e non certo l’ennesima sterile contrapposizione tra amministratori e amministrati.

Solidarietà a Francesca Valenti anche dal Movimento 5 Stelle, che definendo la strage di cani un gesto ignobile dettato da inciviltà e ignoranza, invita a non renderlo il pretesto per alimentare odio e veleno.

Inaccettabili e inauditi gli insulti alla Valenti e all’assessore Mandracchia anche secondo Giuseppe Milioti, consigliere comunale di opposizione, che prende di mira Facebook, social network diventato per qualcuno un modo come un altro per dire qualsiasi cosa dietro una tastiera, in assenza di coraggio a dire certe cose in faccia.

“Chi professa l’amore per gli animali non può disprezzare un sindaco che quotidianamente si spende con amore per rendere la sua città più civile ed accogliente”. Questo il messaggio di Maria Iacono, parlamentare nazionale uscente del Pd.

Solidarietà al sindaco e all’assessore Mandracchia per gli attacchi ai loro danni anche da Cittadinanza Attiva e associazione l’Altra Sciacca.

 

Sopralluogo dei carabinieri e del sostituto procuratore Michele Marrone questa mattina in contrada Muciare dove sono stati rinvenuti altri cani avvelenati

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Il bilancio dei cani avvelenati in contrada Muciare, a Sciacca, aumenta di ora in ora. Sono più di venti le carcasse di animali morti rinvenute, ma altri cani dopo avere mangiato quelle esche contenenti il veleno potrebbero essersi spinti in altre zone. Questa mattina, a Muciare, sono arrivati i carabinieri della compagnia di Sciacca ed il sostituto procuratore Michele Marrone che hanno effettuato un sopralluogo. La Procura della Repubblica di Sciacca ha aperto un fascicolo per uccisione di animali. Indagano i carabinieri. All’individuazione dei cani morti collaborano anche diversi animalisti e tra questi Annamaria Friscia, responsabile dell’Anta a Sciacca. Alcuni cani e tra questi sei cuccioli sono stati salvati grazie al tempestivo intervento dei veterinari del Distretto di Sciacca e in particolare di una equipe guidata dal veterinario Gino Raso.

Riciclava gasolio dalla Tunisia, condannato egiziano residente a Menfi

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Su un gommone con due potenti motori da 135 cavalli raggiungeva la Tunisia e poi tornava indietro con un carico di benzina fino a 325 litri, distribuiti in 13 taniche di plastica da 25 litri ciascuno trasportandolo una volta giunto sulla terraferma, con un camion privato delle relative targhe, rendendo così illeggibile il numero del telaio dello stesso. Il gommone, inoltre, è risultato anche rubato. L’uomo, un egiziano, residente da tempo a Menfi, Bakri Farag Abdelhafiz Abdelrahman, è stato condannato dal Tribunale di Sciacca per riciclaggio. Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza. Mentre l’egiziano è stato difeso dai legali Maurizio Gaudio e Francesco Dimino. L’uomo si trova agli arresti domiciliari.

Il processo per la morte di un giovane a Palermo, la difesa del cardiologo assolto spiega la linea seguita

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Il giudice monocratico di Palermo, Riccardo Corleo, ha condannato a otto mesi ciascuno, con la sospensione condizionale della pena, tre medici dell’ospedale Ingrassia di Palermo accusati di omicidio colposo per la morte di un giovane.   Rosanna Giaramidaro, Rosalba Tantillo e Florinda Bascone sono i medici condannati, mentre è stato assolto Sebastiano Scalzo, cardiologo. L’inchiesta fu aperta nel 2009 dopo la morte di Emilio Reforgiato, un istruttore di palestra di 28 anni, in seguito a un’embolia polmonare che non gli sarebbe stata diagnosticata per un errore. I familiari del ragazzo si sono costituiti parte civile e il giudice ha riconosciuto una provvisionale di 20 mila euro ciascuno. Il ragazzo morì  il 23 novembre del 2009, cinque giorni dopo essere andato al pronto soccorso dell’ospedale Ingrassia per un forte dolore al torace e alla spalla. La difesa del cardiologo Scalzo, assolto per non avere commesso il fatto, oggi spiega la linea portata avanti nel processo. Scalzo è stato difeso dal professore Antonino Agnello di Palermo e dall’avvocato Luigi La Placa di Menfi. “In buona sostanza il Tribunale ha accolto una delle tesi difensive prospettata dalla difesa del dottore Scalzo, nel senso che, ove provato che in data 18 novembre 2009, quando Reforgiato fu preso in carico dal pronto soccorso dell’ospedale Ingrassia, fosse stata presente una microembolia, nessuna responsabilità a titolo di concorso poteva essere addebitata a Scalzo Sebastiano, il quale era stato investito dal medico del pronto soccorso per una consulenza cardiologica e quindi per accertare se il dolore al torace, mentre tra l’altro erano in corso gli esami di laboratorio disposti dal medico del pronto soccorso fosse di origine cardiaca o meno. I vari consulenti escussi nel corso del dibattimento hanno concordato nel ritenere immune da negligenza o imperizia gli accertamenti posti in essere da Scalzo  nell’escludere che il dolore toracico fosse di origine cardiologica. Tra l’altro il dottore Scalzo, dopo la visita cardiologica, non vide più il Reforgiato che fu dimesso dai medici del pronto soccorso dopo circa 12 ore dalla consulenza cardiologica. In buona sostanza, la difesa ha evidenziato che la richiesta specialistica avanzata dal pronto soccorso non determina una presa in carico del paziente per le determinazioni consequenziali, che, fino al momento dell’assegnazione del paziente al reparto, rimangono di competenza esclusiva del responsabile del pronto soccorso”. Nella foto, gli avvocati La Placa e Agnello

Francesca Valenti sull’avvelenamento dei cani: “Denuncerò sia gli ignoti autori del delitto, sia i noti autori degli improperi e delle minacce”

“Un delinquente spregevole ha avvelenato cani randagi: insulti al Sindaco! Orde di sedicenti amanti degli animali fanno a gara nel lanciare gli strali più avvelenati”. Così il sindaco di Sciacca, Francesca Valenti, interviene, questa mattina, con un post su Facebook, bollando come “delinquente spregevole” chi avvelena i cani, ma aggiungendo: “In queste ore mi è arrivato di tutto, anche l’augurio di morire insieme ai miei figli…” Il sindaco aggiunge: “Chi ama gli animali non può non rispettare gli uomini. Tanti messaggi privi di un elemento ineludibile: l’umanità. Non sono colpevole e non intendo scusarmi. Ho provato un enorme dispiacere nel vedere la foto della strage che, tuttavia, non avrei potuto immaginare e prevenire. Sono cresciuta in una famiglia di cui un componente è sempre stato un cane; sono stata educata da una madre che curava i randagi feriti; ho pianto la morte di Fufi, di Nerina, di Schul, di Ula, di Cruiff, di Ulisse…..; hanno avvelenato la mia cagnetta una fredda notte d’inverno, perché abbaiava, e hanno ucciso davanti ai miei occhi un cane randagio che avevamo adottato, perché immaginato aggressivo…. Chi siete voi per scrivere, minacciare, maledire? Chi vi dà il diritto di parlare contro una persona che non conoscete?” In ultimo Francesca Valenti sottolinea che “Quello che è successo ai poveri cani non deve più succedere. Stiamo facendo e faremo del tutto per tutelare gli animali e ciò non per fare un favore a qualcuno o per timore, ma per dovere e per rispetto della mia città nonché di me stessa e della mia storia. Peraltro, è evidente che ho l’obbligo di tutelare la dignità e l’immagine della mia città e dei miei concittadini nonché della mia persona e della mia famiglia”. E nelle ultime righe scrive: “Denuncerò sia gli ignoti autori del delitto, sia i noti autori degli improperi e delle minacce”.

Per la strage di cani a Muciare impiegato lo stesso veleno di qualche settimana fa in via Sacro Cuore

Un veleno composto da insetticida per uccidere i 15 cani in contrada Muciare, a Sciacca. Emerge dai primi accertamenti effettuati dal Distretto Veterinario di Sciacca che ha già inviato alcune tra le esche rinvenute all’Istitito Zooprofilattico di Palermo. La Procura della Repubblica di Sciacca ha aperto un fascicolo per uccisione di animali dopo avere ricevuto l’informativa della Polizia municipale e del Distretto Veterinario di Sciacca. Ad uccidere potrebbe essere stato qualcuno che era già passato da quella zona e che aveva notato la presenza di un gran numero di animali. E dai primi accertamenti emerge un altro particolare: il veleno utilizzato a Muciare è lo stesso che era stato impiegato, nello scorso mese di gennaio, per avvelenare altri cani nella via Sacro Cuore, sempre a Sciacca. La conferma definitiva arriverà tra qualche giorno dall’Istituto Zooprofilattico che ha già ricevuto le esche rinvenute e la carcassa di uno dei cani.

Strage randagi, veterinaria di Agrigento si fa avanti: “Io pronta a sterilizzare i cani di Sciacca gratuitamente”

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Ad Agrigento è nota per le sue campagne a favore degli animali, per i soccorsi a cani incidentati e abbandonati, per le cure ai randagi e si dice pronta a scendere in campo anche per i cani di Sciacca. E’ una delle reazioni provocate dall’autentica strage effettuata ai randagi di Muciare a Sciacca, avvelenati in massa con del cibo-esca. Leila Li Causi, è un veterinario e ad Agrigento gestisce un ambulatorio. Fino a qualche anno fa, il piccolo ambulatorio della dottoressa Li Causi era anche convenzionato con il Comune di Agrigento, poi la lentezza dei pagamenti e la mancanza di risorse pubbliche ha esaurito il rapporto. Oggi si occupa dei suoi clienti, ma dopo aver saputo quanto successo a Sciacca ha deciso di offrire gratuitamente la sua professionalità. “Sono stata avvisata – racconta –  di quanto accaduto a Sciacca da un’altra animalista di Firenze. Quando ho aperto il pc per vedere quanto fosse successo, stentavo a credere che una strage di tal genere si fosse consumata proprio vicino casa mia. L’atrocità delle foto che ho visto, mi hanno spinto a scrivere la mia messa a disposizione per i cani di Sciacca. Sono pronta ad offrire gratuitamente il mio lavoro, il mio sudore e il mio impegno. Ora basta, non può continuare così, basta con le stragi”. Nel suo post su Facebook con il quale, la veterinaria si è detta pronta ad operare la sterilizzazione su più cani possibili per arginare il fenomeno del randagismo a Sciacca, la dottoressa chiede che le siano soltanto fornite le spese vive per praticare l’intervento, ossia l’anestesia e i fili di sutura, mentre l’USL dovrà farsi carico della chippatura. E sono già in molte le persone che dinnanzi il gesto della veterinaria, hanno risposto mettendosi a disposizione per permetterle di poter salvare quanti più cani possibili dalla mano di chi pensa di far da sé in maniera così barbara.  

Salgono a una trentina i cani avvelenati a Muciare. Interviene Nello Musumeci: “Se responsabili individuati Regione si costituirà in giudizio”

Nelle stesse ore in cui si è appreso che i cani avvelenati la notte scorsa a Muciare sarebbero almeno una trentina, suscita curiosità che sul tema sia intervenuto, questa sera, il presidente della Regione Nello Musumeci, a giudizio del quale “siamo di fronte ad un atto di grave inciviltà che – sostiene il Governatore – merita la condanna di tutti. Amare un animale d’affezione – aggiunge Musumeci – non è un dovere, ma rispettarlo sì. Confidiamo nel lavoro degli inquirenti e, ove venissero individuati gli autori del vile gesto, il governo della Regione non esiterebbe a costituirsi parte civile nei relativi giudizi. Al tempo stesso – ragiona il capo di Palazzo d’Orleans – non può eludersi il fatto che questa triste vicenda ponga l’accento sul dilagante fenomeno del randagismo in Sicilia. Servono iniziative, anche legislative, immediate e risolutive”. Musumeci fa sapere di avere fissato, per la prossima settimana, un incontro con le autorità veterinarie regionali e con le rappresentative associazioni di volontariato per trovare soluzioni condivise”. Nel frattempo l’assessore Paolo Mandracchia e il sindaco Francesca Valenti hanno firmato un’ordinanza che prevede sia la rimozione delle carcasse di cani che si sono accumulate a Muciare, sia la collocazione di avvisi nella zona che mettono in guardia rispetto al pericolo che siano ancora presenti altre polpette avvelenate.

Craig Warwick torna dall’Isola dei Famosi, Enzo Bitetto: “Non vedo l’ora di riabbracciarlo”

“Non vedo l’ora di riabbracciarlo”. Così Enzo Bitetto ha commentato oggi ai microfoni di Risoluto.it il ritorno in Italia del compagno Craig Warwick. Il sensitivo ha dovuto abbandonare il reality per un infortunio e sarà di rientro dall’Honduras martedì prossimo per partecipere alla nuova puntata in diretta dell'”Isola dei famosi” dagli studi tv di Milano. Craig Warwick non ha avuto neanche il tempo di affrontare il televoto, la caduta che gli ha provocato l’inclinazione delle costole non gli ha permesso di continuare la prova di sopravvivenza costringendolo a lasciare l’isola dei vip. Anche Enzo Bitetto che abbiamo incontrato nella suo salone di parrucchieria è in partenza nuovamente per Milano dopo aver fatto la spola in queste settimane di assenza di Craig per sostenerlo nelle diverse trasmissioni tv che si occupano dello show. Nell’intervista a Risoluto, Bitetto ha parlato dei motivi che hanno spinto Craig a provare qualcosa di forte dopo essergli stato accanto nella malattia.