I carabinieri Forestali del Centro Anticrimine Natura di Palermo – Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestalecon il supporto dei militari del Distaccamento Cites di Trapani, al termine di una lunga e articolata attività di indagine delegata della Procura della Repubblica di Marsala, hanno notificato l’avviso conclusione indagini preliminari a carico dei soggetti sospettati di essere gli autori dell’uccisione, con crudeltà e senza un apparente motivo, di un esemplare di Cicogna bianca (nome scientifico: Ciconia ciconia), specie particolarmente protetta sia dalla normativa italiana, sia da quella comunitaria.
“È obbligo rilevare – sottolineano i carabinieri – che gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, pur gravemente, e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo la emissione di una sentenza passata in giudicato, in ossequio ai principi costituzionali di presunzione di non colpevolezza”.
A
seguito dell’episodio, avvenuto nel settembre 2021 nel territorio
marsalese, i militari dell’Arma forestale hanno prontamente avviato
un’attività di indagine che ha permesso di reperire un video che
ritraeva il fatto criminoso e sequestrato i bossoli rinvenuti nelle
immediate vicinanze del luogo dello sparo. L’analisi delle immagini
– effettuata con l’ausilio delle tecnologie messe a disposizione
dalla Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale
Carabinieri di Palermo – consentiva di giungere all’individuazione
di due individui sospetti, possibili responsabili del fatto, che
venivano deferiti all’Autorità Giudiziaria per il reato di
uccisione di animali senza necessità, aggravato dal fatto che lo
stesso fosse avvenuto ai danni di una specie protetta ed in giornata
di silenzio venatorio.
Sotto la direzione della procura marsalese, le indagini sono continuate, effettuando dapprima una perquisizione domiciliare, che consentiva di rintracciare la probabile arma con la quale i due soggetti, uno dei quali titolare di licenza di porto di fucile uso caccia, avrebbero compiuto l’insensato gesto, oltre agli indumenti indossati dagli stessi il giorno della commissione del reato e l’autoveicolo utilizzato per fuggire dalla scena del crimine.
L’arma sequestrata veniva poi sottoposta agli esami balistici a cura del Reparto Investigazione Scientifiche di Messina, il quale forniva la prova che l’arma sequestrata fosse compatibile con quella che aveva sparato lo scorso settembre.
Inoltre,
venivano acquisite ed elaborate le celle telefoniche delle utenze
cellulari in uso ai sospettati che, anche in questo caso, collocavano
i due odierni indagati nelle vicinanze del luogo dell’evento, in un
arco temporale compatibile con il suo accadimento.
Rilevato
il quadro probatorio, i militari procedevano pertanto al ritiro
cautelare di tutte le armi e munizioni legalmente detenute, nonché
della licenza di porto di fucile uso caccia, ritenendo che il
soggetto detentore non presentasse più i requisiti di affidabilità
per la detenzione delle stesse, anche in ragione del fatto che
venivano rinvenute munizioni non denunciate, di tipologia non
compatibile con le armi di legittima detenzione, conservate con
modalità inidonee. Di quanto sopra veniva informata l’Autorità di
Pubblica Sicurezza per l’adozione dell’eventuale provvedimento di
revoca della licenza.
La
complessità dell’attività della quale trattasi dimostra quanto
alta sia l’attenzione dell’Arma dei Carabinieri sui reati
ambientali ed in particolare sui reati a danno degli animali.
L’approssimarsi della nuova stagione venatoria sarà certamente da
stimolo per l’intensificazione dei controlli sul corretto esercizio
della pratica venatoria e al contrasto del bracconaggio.