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Anche “SbullApp” per contrastare il bullismo con 35 scuole della Sicilia coinvolge e una larga rappresentanza agrigentina
Il progetto regionale “I-Peeersbullo: contrasto del fenomeno del bullismo e del cybernullismo attraverso la peer education” con 35 scuole di 9 province siciliane coinvolte comprende anche “SbullApp”, l’applicazione social per dispositivi fissi e mobili, creata specificatamente per gli studenti, che potranno segnalare episodi di bullismo o, comunque, di comportamenti inappropriati. Il progetto rientra tra le iniziative del Ministero dell’Istruzione con la finalità di promuovere interventi di sensibilizzazione e di incentivazione della comunità studentesca verso i temi dell’educazione all’uso attento del linguaggio e al rispetto delle regole di convivenza civile, nei contesti di relazione linguistica scolastica ed extra-scolastica. Questa mattina, a Castelvetrano, il momento conclusivo di un’attività, che coinvolge, complessivamente, 70 docenti tutor e circa 800 studenti con scuola capofila la “Novelli” di Monreale, diretta da Chiara Di Prima. L’iniziativa vuole rappresentare un’occasione unica nel suo genere, in quanto mette insieme, a lavorare fianco a fianco, studenti siciliani, di tutti i livelli scolastici, provenienti da molteplici e differenziati contesti territoriali ed esperienziali, con un unico obiettivo comune: lanciare un messaggio di speranza per la costruzione di un mondo più giusto e più vero, dove siano la solidarietà, il rispetto, l’inclusione sociale i valori guida di ogni comportamento e azione, dentro e fuori il contesto scolastico. Il messaggio viene elaborato in attività laboratoriali attraverso una molteplicità di linguaggi espressivi e multimediali: teatro, danza, arte, pubblicità, spot, contometraggio, mozione di legge, storytelling, giornalismo. La rappresentanza agrigentina è composta dall’istituto Sciascia di Agrigento, dall’Odierna di Palma Montechiaro, dal Manzoni di Alessandria della Rocca, dal Navarro e dal Crispi di Ribera, dalla Sant’Agostino, dal Mariano Rossi e dall’Arena di Sciacca.
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Un riberese morì nel disastro di Ustica del 1980, un milione di euro di risarcimento alla famiglia
La terza sezione del Tribunale di Palermo ha riconosciuto un risarcimento di circa un milione di euro ad una famiglia riberese per i danni alla stessa causati dalla morte di un proprio congiunto nella tragedia di Ustica. Gli avvocati Liborio e Francesco D’Anna, difensori dei parenti della vittima, così’ commentano: “Riteniamo che questa sentenza costituisca un riconoscimento importantissimo per i nostri clienti e per tutti familiari delle vittime della strage di Ustica, prima ancora che economico, morale. Negli anni, al dolore per la perdita del proprio congiunto si è aggiunta l’incertezza sulle cause che hanno portato alla caduta del DC-9 ITAVIA al largo delle acque di Ustica e sulle responsabilità di chi ha causato la strage. Purtroppo l’atteggiamento dello Stato italiano riguardo alla vicenda non è sempre stato limpido. Molti, troppi gli interrogativi a cui hanno dovuto rispondere gli organi dello Stato e i Giudici in questi anni, per ricostruire e fare chiarezza su una vicenda che ha portato l’Italia agli onori della cronaca mondiale, purtroppo in negativo. Con questa sentenza viene messo ancora una volta nero su bianco che la responsabilità per la strage di Ustica è da attribuire allo Stato italiano, ed in particolare al Ministero della Difesa ed al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per non aver vigilato e garantito la sicurezza in volo. Si spera adesso che quello stesso Stato che per anni ha negato la propria responsabilità, con chiari e provati episodi di depistaggio delle indagini, abbia ora la sensibilità di non appellare la sentenza emessa dal Giudice di Palermo e di provvedere nel più breve tempo possibile all’adempimento della stessa. In caso contrario si assisterebbe ad un ulteriore mortificazione della memoria delle vittime che quel 27 giugno del 1980 persero la vita nel disastro di Ustica. Mortificazione che uno Stato degno di questo nome non dovrebbe più permettere.”
Nella foto, gli avvocati Liborio e Francesco D’Anna